"TUTTI TE!" il blog di una ragazza fortunata in tutto ... ma non in amore!
venerdì 8 marzo 2013
Oggi non potevo non scrivere, oggi è l’8 marzo.
Io non amo le feste comandate e credo di non aver mai
festeggiato un 8 marzo, se non 11 anni fa perché la mia amica Laura compiva 18
anni (quella si che fu una bella festa!).
Però oggi colgo l’occasione per farvi ascoltare una canzone
a cui sono molto legata.
Chi l’ha scritta è di
uno dei miei cantautori preferiti da quando nel lontano ‘97 lo inseguii a Roma
per farmi fare un autografo, da lì ho visto molti suoi concerti, sono diventata
una donna e i suoi famosi capelli sono diventati bianchi, ma per me rimane una
presenza costante.
Poco fa ho riascoltato questa canzone per la milionesima
volta e, come sempre, ho pensato che di questo testo potrei fare la parafrasi,
riga per riga, come facevo a scuola con le poesie.
Non saprei dire quale passaggio è il mio preferito, mi viene
in mente solo una parola: questa canzone è VERA. Quante volte in questi anni mi
sono sentita mimosa.
Quanto è vero che nel solito
rituale del lasciarsi ogni uomo( inteso come essere umano) diventa così banale..
Quello che voglio fare, allora oggi, è un augurio. Ma paradossalmente
lo voglio fare agli uomini, a quelli che magari (come mi ha raccontato ieri un amico)
stanno vivendo un momento da “mimosi”…
vi auguro di imparare da noi donne, che in queste situazioni di solito siamo
più brave, vi auguro di riuscire a trovare in fondo a quel dolore qualcosa a
cui aggrapparsi e la forza per andare avanti e girare pagina…fate come noi che “per guardarci nello specchio mettiamo l’abito
migliore perché sia più elegante il nostro dolore…”
martedì 5 marzo 2013
È passato quasi un mese dal mio ultimo intervento, urge un
nuovo post! Sono stati giorni davvero frenetici, soprattutto sul fronte
lavorativo … si intravedono belle novità all’orizzonte, ma ormai sul lavoro,
ancora di più che in amore, mi impongo di andare con i piedi di piombo (è ovvio
che anche in questo caso i risultati siano scarsi!).
Pensandoci bene, però è stato davvero un mese pieno, sono
successe un sacco di cose : si è dimesso il Papa, ho festeggiato il mio quarto
anniversario da zia, non ho festeggiato San Valentino (perché sono contraria a
prescindere!), c’è stato il festival di San Remo, sono piovuti meteoriti,
Pistorius ha ucciso la sua fighissima fidanzata, abbiamo vinto 3 a 0 contro il
Celtic, ci sono state le elezioni, ha spopolato uno che ha avuto successo
grazie a un blog, tutto ciò ha fatto venire anche a me voglia di cambiamento (di nazione
però!), ho riabbracciato dopo otto mesi
una persona(di anni 6!) che mi mancava molto, sono piovute locuste, Argo e
Django si sono aggiudicati l’Oscar, ha nevicato fortissimo, è arrivata la primavera,
è tornata la classica pioggia, giusto per farci sentire a casa.
In tutto questo tempo ho riflettuto, sia per motivi
personali sia canticchiando una canzone del festival, su un concetto, anzi su
una parola, usata spesso, o troppo, dalle donne: niente.
“niente” è la parola a cui una donna attribuisce sicuramente
il maggior numero di sinonimi e di interpretazioni, il suo significato cambia
in base all’interlocutore, al momento, più nello specifico al momento del mese e
di conseguenza a come ci siamo svegliate la mattina. Quello che è certo, però,
è che nel 99% dei casi quando una donna pronuncia la parola “niente” in realtà
vuole dire tutto tranne che niente.
Sarà l’età che avanza ma più passa il tempo più divento fan
della dialettica e visto che noi donne a parlare siamo brave secondo me è l’ora
di iniziare a farlo anche in quei momenti in cui l’ormone ci spingerebbe
piuttosto al tipico uso del “niente”. E nel
caso invece proprio non ci si riesca e decidessimo di optare per il silenzio
che silenzio resti e non ci venga in mente di rivangare fatti o parole dopo mesi o anni. Non è il massimo, mai.
Detto ciò devo aggiungere alla lista di ciò che è accaduto
in questo mese qualcosa che riguarda esclusivamente questo blog: come direbbe
la Marcuzzi “Sei stata nominata!”. Ebbene sì ho ricevuto un premio per blog
emergenti! Io a mia volta ne devo nominare altri 5.
-http://myphotogrowth.tumblr.com/è un blog di foto di un mio caro amico…nel
caso diventi famoso ci tengo a dire che ci sono stata anch’io dietro il suo
obiettivo!
-http://francescomanfredini.wordpress.com/questo è un blog per me familiare perché chi
lo scrive è mio amico da ben 23 anni quindi nelle sue parole ritrovo molti
episodi di vita vissuta!
-http://elenatriolo.blogspot.it/un’altra illustratrice, tutto il mio
rispetto e la mia invidia per chi sa disegnare (io devo superare ancora dei
traumi che mi porto dietro dalle ore di educazione all’immagine alle elementari
e di artistica alle medie!)..benvenuta nel mio blog!
-Al quinto ci devo ancora pensare!:)
Intanto vi lascio una canzone, vi auguro buona serata e…niente.
domenica 10 febbraio 2013
Stamattina ho fatto una cosa che faccio solitamente una
volta ogni sei mesi, quando va bene. Ho messo a posto camera mia! O meglio,
solo la scrivania. In realtà non ha mai svolto la sua funzione ufficiale
nemmeno quando studiavo, l’ho sempre usata da “appoggio” e la sedia da
“armadio”. Chi si riconosce nella categoria dei “disordinati cronici” può
capire se dico che di solito dopo mesi di disordine e accumulo, all’improvviso
e senza preavviso, arriva il momento del “ basta, oggi metto a posto”, un po’
come quell’attimo che Joyce in Gente di Dublino definiva epifania. Così durante quei
raptus mi ritrovo a riempire sacchi e sacchi di cose da buttare via, cose
tenute per mesi e anni, che all’improvviso scopro essere inutili.
Non so se davvero fossero inutili, di certo dovrò farne a
meno.
Quante volte nella vita all’improvviso abbiamo dovuto
imparare a fare a meno di qualcosa…
Mi viene in mente allora che in questi ultimi giorni c’è un
tizio (oddio in questi giorni…in questi ultimi 20 anni!) che si aggira per
televisioni, radio e piazze promettendo di restituire svariate cose.
Ecco, bravo, se ci riesci io vorrei riavere indietro:
-Una partita di nascondino nel cortile della
scuola o dell’oratorio
-Le adidas enforcer
-I balletti sulle canzoni delle Spice Girls
-Le ore perse a fare le tavole di disegno,
concluse tutte con scarsissimi risultati
-Cinque anni di pomeriggi persi stando chiusa in
casa a studiare
-Un tipico sabato sera della quarta superiore
-La prima vacanza all’Elba con gli amici (in
treno!)
-I miei 20 anni perché non ho proprio voglia di
vedere quel 3 davanti!
-Gli scudetti vinti sul campo, perché quelli sì
che sono 30!
-Gli anni dell’università da “fuori sede”, dubito
che verranno anni più spensierati e belli di quelli
-La sensazione di gonfiore dopo un pranzo dalla
nonna e la classica frase “ninin ma non hai mangiato niente!”
-Le mie nonne, per viverle da adulta.
-I miei nonni, per conoscerli.
-L’inizio di una storia d’amore senza facebook
E già che ci sei ,se ci riesci,
restituiscici i valori che c’erano prima che arrivassi tu, quella sensazione di
non dover essere per forza ladri o
disonesti per farcela…nella vita così come nell’amore…non se ne può più di chi
dice “mi hai frainteso!”.
martedì 15 gennaio 2013
Oh! Eccomi qui, dopo una lunga pausa! È il primo pomeriggio
libero che ho da un mese a questa parte, escludendo quelli , tipici delle vacanze
natalizie, liberi da impegni lavorativi, ma pieni di cibo. In quei pomeriggi
non si può fare altro che dormire e bere tisane, amari, coca cola per cercare di digerire.
Ho pensato spesso in questo mesetto a cosa avrei potuto scrivere
al mio ritorno virtuale, devo ammettere che mi sono scervellata e alla fine
sono arrivata ad un’unica conclusione: è inutile, ma avevano ragione i grandi
poeti del passato, si è molto più ispirati quando si sta male, quando si è malinconici,
un po’ tristi…ora si che ti capisco caro Giacomo (Leopardi)!
E io, non che mi dispiaccia, ma con un grandissimo coup de
theatre ho iniziato questo nuovo anno in un modo inaspettatamente positivo. Alla
faccia di tutti gli oroscopi che prospettavano al toro una situazione
sentimentale non proprio rosea, ma in fondo io sono cuspide.
Quindi in questi giorni oltre a chiedermi quanti giorni
passeranno questa volta prima che mi ritrovi a scrivere un altro post degno del titolo di questo blog, mi devo cimentare,
con grande abilità, in un’ attività assai difficile…sviare i sospetti di una
mamma in versione Signora Fletcher!
Mi rendo conto però che sto commettendo dei grossi passi
falsi.
Infatti…
Non è credibile uscire il martedi sera a gennaio in una
città in cui come diceva anni fa un noto comico dopo le 21 di aperto trovi solo
il bancomat.
Non è credibile uscire la domenica pomeriggio con un diluvio
universale e dire “vado a fare un giretto” quando più o meno da ottobre le
parole “domenica” e “pomeriggio” erano sinonimo di “letto” “divano” e “tv”.
Non è credibile continuare a rispondere “con gli altri” alla
domanda “con chi esci?”, perché sono anni che uso questa frase e anni in cui
periodicamente mi chiedo “ma chi dovrebbero essere questi ipotetici altri?”.
Non è credibile continuare a mangiare caramelle (delle calza
della Befana) di nascosto pur di non dover dire il nome della Befana in
questione.
Non è credibile tornare da lavorare alle 20 quando di solito
torni alle 18.
Non è credibile sentire l’irrefrenabile bisogno di dover
andare a vedere il nuovo film di Muccino la sera dell’uscita nelle sale, anche perché,
con tutta l’ammirazione e la gratitudine per le emozioni che mi hai fatto
provare da adolescente, Gabriele, se è vero che l’ispirazione artistica va d’accordo
con la tristezza, mi fa piacere capire che per te questo dev’essere un periodo
davvero felice!
Ma soprattutto non è credibile passare anni a
lamentarsi dicendo di odiare il capodanno,
continuare a ripetere “ho scelto la festa in quel locale proprio perché è a 3
minuti da casa mia, così se mi rompo o mi prende la malinconia torno a casa in
un attimo” e trovarsi il 1 gennaio a commentare “Belisssssimaaaaa festa!!!!!”. Grazie
San Silvestro!
venerdì 14 dicembre 2012
Sarà il tempo, la neve (che qui ovviamente è pioggia!),
l’avvicinarsi delle feste, ma io in questi giorni ho una forte sensazione di
malinconia addosso. Forse sarà dovuto anche al fatto che quando ti succede qualcosa
di brutto, ma ti succede durante l’estate, se hai la fortuna di abitare in un
posto di mare tra una festa sulla spiaggia e una giornata in barca ti sembra
quasi che il dolore venga anestetizzato…il problema però è che prima o poi
arrivano ottobre, novembre, dicembre e l’effetto dell’ anestesia finisce.
Per quanto mi riguarda poi c’è un’altra cosa che da sempre
ha il potere di influenzare il mio umore.
IL POTERE DEI SOGNI
Ci sono giorni, come ieri, che se inventassero la pastiglia
per non sognare più la notte la prenderei subito.
Faccio parte della categoria di quelli che sognano
tantissimo la notte e che si ricordano tutti i sogni alla perfezione.
Ci sono periodi in cui faccio sogni sulle calamità naturali.
Qualche mese fa un sabato notte mi svegliai di soprassalto pensando “ma dimmi
te se devo sognare un terremoto così forte da farmi addirittura svegliare dalla
paura!”… dopo qualche ora mi accorsi che non era stato un sogno. Da quella
notte almeno per un mese ovviamente il tema principale della mia attività
onirica notturna fu “il terremoto”.
Nei dieci anni in cui non presi più aerei, convinta di
averne paura, era un continuo sognare disastri aerei. Poi mi sono accorta che
forse non avevo poi così tanta paura allora ho riniziato a prenderli e i sogni
sugli schianti sono notevolmente diminuiti.
Negli anni invece in cui ,pur avendo la patente non guidavo,
sognavo spesso di essere al volante ma di non riuscire ad arrivare ai pedali e,
va bene che non sono esattamente una pertica, ma ora che guido ogni giorno mi
sono resa conto che almeno ai pedali riesco ad arrivarci, quindi non lo sogno
più.
Per il sogno, ricorrente ,invece sulla cingomma (gomma da
masticare) che continua a uscire dalla bocca senza finire mai penso che ci
vorrebbe solo un analista e anche molto bravo.
Ma se ieri per tutto il giorno ho avuto addosso una
malinconia ancora più forte del solito è stato per colpa di un sogno, di quelli
capaci di lasciarti il magone. Troppo reale da farti quasi credere che sia
successo davvero. Di quelli che mi fanno svegliare tutta dolorante da quanto
digrigno i denti. Di quelli che ti fanno venire paura di andare a dormire e che
mentre chiudi gli occhi ti fanno dire “per favore, anche sta notte no..”.
E invece, del tutto inaspettato, stamattina mi sono svegliata
di buon umore , proprio a causa di un sogno. Probabilmente avrò sognato anche
chi non volevo sognare, ma l’importante è che non me lo ricordi.
Quello che mi ricordo bene invece è che ho sognato di essere
la ragazza di un noto calciatore, uno che su di me ha lo stesso effetto di Luca
Argentero. Credo di aver sognato lui perché proprio l’altro giorno guardando
una partita ho pensato “certo, non è sicuramente il suo momento migliore dal
punto di vista calcistico, ma lo è dal punto di vista estetico!”. Insomma stanotte
lo consolavo per una prestazione (calcistica!) alquanto deludente. Ecco è stato
uno di quei sogni belli proprio perché sogni!
Colgo l’occasione per
ringraziare la sua fidanzata, nonché ex velina, per avermelo prestato almeno in
sogno. La solidarietà femminile in questi casi è fondamentale!
Quindi quando vuoi
fammi un fischio che io ad addormentarmi ci metto un attimo…ti aspetto!
PS: questo post lo dedico in modo particolare a una persona
che legge il mio blog, o meglio che si fa leggere il mio blog dalla moglie...sappi
che uno dei miei sogni (diurni!) è stato sempre quello di fidanzarmi con un
calciatore…attivati per favore!
domenica 9 dicembre 2012
Ieri era l’8 dicembre, data in cui molti fanno l’albero di
Natale. Io sono sempre stata una da “ultimo momento” anche per quello, anche da
bambina. Però sicuramente a quest’ora da bambina avevo già fatto un’altra cosa:
avevo scritto la lettera a Babbo Natale.
Già all’epoca avevo la passione per la scrittura e Babbo Natale ne sa
qualcosa. Iniziavo a pensare al contenuto di quella lettera il 16 agosto, dal 7
gennaio, invece, iniziavo a decidere il
costume di carnevale.
Comunque, per fortuna, mia mamma quelle lettere non le ha
mai spedite davvero, così ora posso rileggerle. Uno dei migliori passaggi dice
“e mi raccomando Miss Dressup non me la portare perché me la porta già la
banca!”. La banca non era altro che il cral dei dipendenti della Banca
Commerciale in cui mio papà lavorava.
Ora che alla banca potrei chiedere solo un mutuo (e dare
come garanzia Miss Dressup) voglio continuare
a credere nelle favole e riprendere la tradizione della letterina a
Babbo Natale.
Ovviamente gli argomenti prioritari sarebbero il lavoro e la
salute ( e la pace nel mondo!), però visto che questo blog è nato per parlare
un po’ di sentimenti e farci due risate voglio scrivere una letterina che parli
d’amore, in cui esprimere dei desideri sentimentali!
Per farlo però prendo in prestito le parole di alcune
canzoni, non le mie preferite, ma quelle che mi sono venute in mente di getto.
CARO BABBO
Caro Babbo Natale,
quest’anno sono stata abbastanza buona, certo l’ordine e la
puntualità non sono ancora il mio forte però ho anche ripreso a guidare, chi
l’avrebbe mai detto! Qui però Babbo gli anni passano e anche ieri sera un’amica
più giovane ,di soli 4, anni mi ha detto
“no vabbè alla tua età avere un figlio sarebbe anche normale!”…cosa vuol
dire “alla tua età”? cosa vuol dire “normale”? In realtà il concetto mi è
abbastanza chiaro e potrei anche condividerlo, il problema è che è vero che ho
sempre pronta la risposta sulla stabilità economica e la precarietà lavorativa,
ma Babbo, parliamoci chiaro, quello che manca è prima di tutto qualcuno con cui
farlo questo figlio, o meglio, qualcuno che non sia precario come il lavoro!
Innanzitutto mi piacerebbe essere un po’ più fiduciosa, ora
come ora potrei solo dire: “A te che mi
hai trovato all' angolo coi pugni chiusi con le mie spalle contro il
muro pronto difendermi con gli occhi bassi stavo in fila con
i disillusi”.
Babbo ci sarebbe proprio bisogno di qualcuno che non mi
faccia essere sempre sospettosa e magari su facebook mi scriva “Posso
rivederti già stasera? Ma tu non pensare male adesso: ancora il
solito sesso! Perché, sai, non capita poi tanto spesso che il cuore
mi rimbalzi così forte addosso, ed ho l'età che tutto sembra meno
importante, ma tu mi piaci troppo e il resto conta niente”. Ci
vorrebbe qualcuno che, armato di pazienza e piccozza, mi aiuti a buttare giù
questo muro, che schiudendo i pugni mi prenda per mano e mi dica: “Proprio a te
che fino all'altroieri ti
controllavi anche nei desideri, tu che vivevi nell'illusione di
dominare ogni tua passione, tu che disprezzavi la troppa emozione come
nemica della ragione, non sei mai stata così rilassata così serena ed
abbandonata ,così viva e così perduta come se ti fossi appena
ritrovata”. Però pensandoci bene se davvero arrivasse
quel qualcuno, visto la condizione di partenza, sarebbe ancora più bello poter
pensare “Premetto che prima alla parola
amore tremavo. Ora che vivo la storia più libera del mondo, che
sento nell’aria il bene più profondo a volte ho paura che crolli tutto
quanto. Non è razionale non lo puoi spiegare tremano le gambe mentre
ride il cuore chiudi la finestra che c’è troppo sole anche quando piove.”
E sappiamo che qui, metafore a parte, di sole ce n’è sempre bisogno.
Passando alla parte più concreta, visto gli anni che
avanzano Babbo, c’è bisogno che prenda la mia indipendenza, che esca di casa, o
meglio che ri- esca da casa. Non sono in cerca di un coinquilino o di qualcuno
con cui dividere le spese, però non si sa mai che trovi(o meglio ri-trovi)
qualcuno con cui poterci dire a vicenda “Come
sarebbe bello potersi dire che noi ci amiamo tanto, ma tanto da
morire e che qualunque cosa accada noi ci vediamo a casa! Come
sarebbe bello potersi dire non vedo l’ora di vederti amore, con una
scusa o una sorpresa, fai presto e ci vediamo a casa!”.
Bene caro Babbo, questi sono più o meno i regali sentimentali
che mi piacerebbe ricevere, però come da bambina scrivevo “ricordati di portare
dei giochi anche ai bambini poveri” ora ti dico: ricordati di chi è messo
peggio, di chi ha più bisogno d’amore di me. Perché, diciamocelo, è bello
torturarsi con le canzoni strappalacrime, ma a volte qualcuna arriva al momento
giusto e ti ricorda “Continui a
domandarti quale senso possa avere il tuo dolore. Risposte
troverai prima o poi in fondo all'amore che ti renderà più forte e
sarà una buona amica anche la solitudine. Sola. Tu NON sei sola.”
giovedì 6 dicembre 2012
Qualche giorno fa ho letto un’intervista su un giornale che
non riesco davvero a dimenticare, dichiarazioni del genere non passano
inosservate! L’intervistata in questione è la giovane attrice, Myriam Catania,
nonché moglie di Luca Argentero.
Alla domanda sul suo matrimonio lei risponde “Luca è fuori dal normale: non ne ho mai
visto uno così. Anche a livello pratico, non c’è una volta che non mi aiuti: se
ho bisogno e lui è via, prende l’aereo per venire da me. A volte gli chiedo
perché mi ama e lui risponde – non si chiede il perché dell’amore”
UNA QUESTIONE DI RISPETTO
Cara Myriam secondo me tu non tieni abbastanza alla tua
incolumità. Dopo questa affermazione, infatti qualunque donna sarebbe
legittimata a venire ad aspettarti sotto casa, riempirti di botte e poi salire
per fare un saluto al caro Luca, che, ovviamente, troverebbe intento a passare
l’aspirapolvere.
Mi chiedo: non ti basta essere la moglie di uno dei ragazzi
più belli d’Italia? Devi anche infierire?
Tu dici che non ne hai mai visto uno così. E su questo ti do
ragione, nemmeno io. Però ci vuole rispetto per tutte quelle che, come me (e
sono la maggioranza), non solo non ne hanno mai visto uno così dal punto di
vista estetico, ma neanche uno così presente e collaborativo.
Tu per caso ne hai mai visto uno che ci mette una settimana
per risponderti a un messaggio? Uno che sbuffa per doverti riaccompagnare a
casa? Uno che ti fa portare le valigie su fino all’ultimo scalino? Uno che ti
risponde “prendi il taxi, sto guardando la partita”? Uno che una volta uscita
da casa sua ti indica la strada per la stazione senza neanche accompagnarti? Uno
che si alza la mattina e si prepara per andare al mare con una collega? ... Io
si, e per giunta, cara Myriam, non erano neppure vagamente somiglianti al tuo
bel maritino!
È una questione di rispetto! È un po’ come quando in tv intervistano
la strafiga di turno e alla classica domanda “cosa non ti piace di te? cosa
cambieresti?” risponde “i piedi.” Davvero???
Allora facciamo così: io ti do i miei piedi e tu mi dai il tuo culo, ci stai?